sabato 30 marzo 2019

Locke e l'indagine critica delle facoltà conoscitive

John Locke (1632-1704) è il padre dell'empirismo moderno. La sua opera più impegnativa, il Saggio sull'intelletto umano, segna un'inversione di rotta rispetto alla filosofia razionalistica, perché si propone un'indagine critica delle facoltà conoscitive con l'obiettivo di stabilirne possibilità e soprattutto limiti. 

Nell'ottica di questo progetto, la ragione non viene più ritenuta assoluta e infallibile, come in Cartesio, ma viene ricondotta entro i confini dell'esperienza.

La critica dell'innatismo

Il Saggio sull'intelletto umano, che si compone di quattro parti, dedica significativamente la prima alla critica delle idee innate, che consisteva nel ripulire il terreno dai detriti che si incontravano sul cammino della conoscenza. Ora, tra questi detriti il filosofo annovera la teoria secondo cui vi sono alcuni principi o idee impressi nella nostra mente, che l'anima riceve fin dal primo istante della sua esistenza. Tale dottrina, antichissima, risale a Platone, ma era stata riproposta da Cartesio in età moderna. 
Essa veniva dimostrata dai suoi fautori in base alla constatazione della presenza di un certo numero di verità fondamentali in ogni uomo, indipendenti dalle condizioni esterne, ad esempio il principio di non contraddizione che così si definisce:

"è impossibile che una cosa sia e non sia allo stesso tempo"

Locke critica questa tesi sostenendo che è falsa: i bambini e gli idioti (cioè coloro che sono affetti da un deficit mentale) non hanno la minima nozione di simili principi, pertanto non sussiste un consenso universale.

Tra gli uomini non vi è consenso neppure sulle norme morali, ad esempio sull'idea di male e bene. Questa disparità di vedute confuta l'innatismo, mostrando la falsità delle argomentazioni che lo sostengono e che ostacolano, secondo Locke, il progredire della conoscenza.

L'origine della conoscenza

Se non possiamo affidarci a nozioni possedute fin dalla nascita, da dove deriva la nostra conoscenza? La risposta di Locke è che essa dipende interamente dall'esperienza. La mente di un neonato, infatti, è come un foglio bianco, ossia è una facoltà priva di contenuti. Tutte le idee provengono dall'esperienza.
Locke sostiene che dall'esperienza derivano due tipologie differenti di idee:
  • le idee di sensazione
  • le idee di riflessione
Le idee di sensazione provengono dagli oggetti esterni tramite i cinque sensi: vista, udito, olfatto, tatto, gusto.
Le idee di riflessione, invece, sono quelle che derivano dall'esperienza umana, la quale, oltre alle operazioni proprie della mente, comprende gli stati d'animo e le passioni.

Sensazione e riflessione sono le uniche fonti della nostra conoscenza. Si capisce perché i bambini acquisiscano in modo graduale le loro cognizioni, le quali sono tanto più strutturate quando vive e varie sono le esperienze che essi fanno
Di qui il ruolo centrale che ha in Locke il tema dell'educazione, a cui egli dedicò uno scritto di grande interesse pedagogico (Pensieri sull'educazione). 

La classificazione delle idee

Locke dopo aver spiegato l'origine delle idee, procede a distinguerle in due grandi classi: le idee semplici e le idee complesse.
Le idee semplici derivano dalle esperienze elementari della sensazione o della riflessione.

Una volta che la mente ha ricevuto passivamente le idee semplici, può immagazzinarle, riprodurle e combinarle, formando così quelle che Locke definisce idee complesse.
Ne consegue che l'intelletto non può creare nuove idee semplici, indipendenti dall'esperienza, né distruggere quelle che provengono da essa.

Nessun commento:

Posta un commento