martedì 18 settembre 2018

L'età moderna

Nel Quattrocento (e più precisamente nel 1492, anno della scoperta dell'America) si sviluppa il fenomeno dell'Umanesimo, che si propone il ritorno al mondo classico, per ridare importanza a una cultura che collocava al centro dei propri interessi l'uomo, la sua dignità e libertà. Si tratta di un progetto che prosegue nel Cinquecento, dall'arte alla filosofia, dalla ricerca sulla natura alle nuove tecniche, che si diffonde in Europa come "Rinascimento" anche in connessione con il nuovo ideale di rinnovamento religioso e spirituale. 

"Umanesimo" e "Rinascimento" affermano la centralità dell'uomo nel cosmo, una centralità che in qualche modo va a sostituire il ruolo che nel Medioevo aveva occupato Dio. Ciò non significa che i nuovi intellettuali siano atei, ma la loro religiosità si caratterizza per valorizzare la dignità dell'uomo, considerato artefice del proprio destino, cioè padrone e responsabile della propria vita.

I pensatori di quest'epoca infatti ritengono che Dio, creando l'uomo, gli abbia affidato anche il dominio sulla Terra e su tutte le altre creature. Per raggiungere questo obbiettivo è però necessario che egli si impadronisca dei segreti della natura attraverso lo studio dei suoi principi. Di qui il rinnovato interesse per il mondo naturale, non più ritenuto, come nel Medioevo, il luogo misterioso della manifestazione delle forze divine, ma dotato di leggi proprie, che devono essere conosciute e rispettate. L'accento dunque cade sull'intelligenza dell'uomo, una facoltà considerata perfettamente autonoma nel su sforzo conoscitivo.

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