
Nel frontespizio del suo capolavoro Hobbes fece raffigurare il re proprio come un individuo sovra-umano, dotato delle teste di una moltitudine di uomini, quasi a mostrare tangibilmente questa concentrazione di tutti i poteri nelle mani di una sola persona.
Hobbes spiega che si può raggiungere un tale ruolo "sovrano" in due modi:
- Il primo prevede l'impiego della forza, ad esempio quando un uomo impone ai suoi figli di sottomettersi al suo dominio, avendo la facoltà di punirli se si rifiutano
- Il secondo prevede invece un accordo tra le persone, le quali si assoggettano volontariamente a un'autorità, al fine di garantire la propria sopravvivenza.
Quest'ultima modalità configura uno Stato politico o istituzionale, mentre la prima uno Stato per le autorità, patriarcale e dispotico. Per quanto il filosofo nel Leviatano analizzi lo stato derivante dal patto tra gli individui. Da questo punto di vista, la posizione di Hobbes è riconducibile al giusnaturalismo moderno, che ha il suo punto di forza nel passaggio dallo stato di natura allo stato civile mediante un patto.
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